venerdì 6 aprile 2012

Macchie nere

Vogliate perdonare la mia innata incapacità informatica, continuo a ripubblicare post vecchi a causa di un non chiaro problema tecnico che prima o poi scoprirò.

Detto ciò, oggi mi preme raccontarvi un fatto triste, antropologicamente triste, triste e vecchio, triste, vecchio e prevedibile.

Faccio una parentesi sulla tristezza.
Spesso mi ritrovo accompagnata da (più o meno) amici con i quali mi capita di parlare di libri, film, musica,cibo, smalti, ecc...
Rispetto ai primi tre argomenti, però, vengo frequentemente accusata di avere dei gusti votati alla tristezza, infatti, la frase che spesso fa eco alle mie recensioni è:
"Ma dai... E' tristissimo! Finisce malissimo... Poi ti ammazzi"

Io non ho mai creduto all'equivalenza
triste=brutto/da evitare
allegro= bello

Insomma a me i libri, i film che finiscono male, le storie disperate che mi trascinano lentamente verso un'emozione vera, vissuta chissà quando, come un odore, un "ciauro" che imporovvisamente ti rapisce sbattendoti in un tempo lontano... Ecco questo mi fa divertire, mi fa godere della storia.

La verità delle emozioni mi fa divertire (tristi o allegre che siano)

Ritorniamo a noi, oggi rischio di perdermi, qui come altrove.

Ve la faccio breve:

Eravamo a Roma, io e il mio capo volontario, in fila ai taxi, davanti alla stazione.
Clima piacevole, tanti turisti, tanti mendicanti, tanti "per lavoro".

La fila scorre lenta perchè i turisti confusi si guardano intorno disperati, si chiedono cosa devono fare davanti a quella mandria inferocita di taxi, aspettare che qualcuno li punti, li scelga, o buttarsi in mezzo acchiappando il primo autista compiacente? In questo balletto di sguardi si è consumata l'ennesima tragedia culturale.

Due umonini di colore, distinti, con dei pacchi pesanti sulle spalle, scelgono la via dell'interventismo... Si buttano in mezzo alla madria, assordati dai vari:
"aòòò do ndevi annà??"
"dije a giapponesina che viè co me"
"A bella... Famose sta gita"

Li vedo agitarsi, correre da uno sportello all'altro, prima con calma, con cautela, come due che stanno ancora studiando le regole del nuovo gioco, dopo, sempre più nervosi, come chi ha riconosciuto le regole di un gioco vecchio, stanco, ambientato sta volta nella civile Italia.

Nessuno li caricava, sono rimasti al centro della radura, due macchie nere in mezzo al bianco delle carrozzerie.
Si agitavano, in un crescendo di movimenti e voci e vergona (la mia).

Questa si che è un storia triste che mi piacerebbe non vedere più, ne sentire, nè raccontare.

Buona Pasquetta