lunedì 26 marzo 2007

GENTE GIUSTA

L’altra sera mi è capitato (anzi ho fatto di tutto per farlo capitare, ahimè), di andare in uno di quei posti tanto in voga qui in città, per intenderci uno di quei posti dove incontri la “cente ciusta”(gente giusta), quelli che contano, quelli che fanno girare la moneta.
Per intenderci ancora ulteriormente, è uno di quei posti che non sai esattamente cosa ci vai a fare, se a bere, a chiacchierare, a fare l’aperitivo, a mangiare qualcosa, a cenare o a ballare o ancora un po di tutte queste cose insieme.
Conosci, dunque, solo il nome del posto, la via e l’orario in cui sarebbe bene presentarsi perché altrimenti…. (non si può più chiacchierare, fare l’aperitivo, mangiar,e cenare o tutte queste cose insieme, perché la gente è troppa e non ti fanno entrare).
Ci presentiamo li, io e un altro paio di persone, un altro altro paio di persone sono già dentro a fare qualcosa.
All’entrata rapisce la nostra attenzione un ragazzo di bella presenza, al quale invidio subito il volume dei suoi capelli…Sono fantasticamente cotonati e fonati, restano in aria nel modo giusto, ne troppo su ne troppo giu, non sono ne troppo lucidi ne troppo spenti, insomma un mix di accorgimenti che hanno reso la sua chioma come quelle delle parrucche in esposizione in quei negozi per l’appunto di parrucche, dove nessuno di noi è mai entrato, ma molti hanno sognato di farlo.
Lui ci guarda non con la stessa ammirazione.
“Avete il tavolo?”
“No” faccio secca io, ancora in preda al sogno di indossare la sua testa almeno per una notte.
“allora…..” dice lui e senza dolore inizia il duro esame.
Parte dai miei jeans poi sposta le sue ciglia folte e separate sulla gonna troppo corta della mia amica dopo ripassa scrupolosamente le sue pupille sul mio cappotto per poi finalmente posarsi sui gemelli del nostro uomo gancio ed è sulla cravatta firmata che il suo sguardo trova tutte le conferme delle quali era in cerca.
“Siete insieme?” dice all’uomo gancio, ignaro della sua funzione.
“Si, si si” starnazziamo noi.
Le porte ci si aprono ed eccoci nel gota della gente che conta.
Ci accoglie con affetto il sedere tarantolato di una finta trentenne (ne avrà avuto 40) che si dimena al tempo di “macho men”.
Il suo è un ballo tantrico, è evidente che la sua danza, come una “danza della pioggia” è propiziatrice, solo che la speranza, sta sera, è che possa piovere dal cielo non acqua ma qualcos’altro.
Ci avviciniamo al bancone, sperando di trovare conforto nel vecchio buon cocktail.
Parlottiamo tra noi, c’è la musica dal vivo.
Ordiniamo la prima cosa che ci viene in mente ma distratti dallo sforzo che facciamo per tentare di dialogare dimentichiamo quello che abbiamo ordinato.
Il cameriere ci guarda e dice qualcosa.
Bo, sembra una cifra, sembrano numeri.
Noi lo ignoriamo.
Lui continua a fare movimenti con la bocca sempre più chiari.
Si aiuta anche con le mani, fa con una mano un 5 con l’altra 1 = 6
“60 euro” (per3 cocktail)
Noi non parliamo più.
Nel frattempo il sedere tarantolato insieme alla sua faccia si avvicina al bancone correndo e gridando: “tony, mi fai tre wodka lemon?”
E se avessimo proprio ordinato quelli?
Tony ci guarda e noi guardiamo lui.
“tièni bella ce li ho già pronti….”
Meno male che insieme alla cente ciusta qualcuno sbagliato come noi si trova sempre.
Rimettiamo i nostri 20 euro nel portafoglio e andiamo a ballare.

venerdì 16 marzo 2007

Incendi

E occhi e singhiozzi e rossori notturni ingiustificati.
La sua bocca stenta a chiudersi e resta aperta come la saracinesca abbassata a metà di uno sporco negozio che spera di vendere ancora qualche birra al passante non del tutto sazio dall’alcol.
Lorena le fa ancora qualche domanda.
Anna pensa di risponderle, ma non lo fa.
Anna pensa di dirle la verità, ma non lo fa
E allora un’altra, l’ultima ennesima domanda.
E ancora la sue guance prendono fuoco, il colore è simile a quello del tramonto estivo che colora il loro cielo, lontano da li, nelle serate estive prima dell’ultimo bagno.
Lorena ha sete.
Qualcuno attorno ride di una battuta stupida.
Anna si unisce a loro, spegnendo in fretta quell’incendio divampato sul suo volto.
Lorena la segue.
Ridono.
Lorena ride perché ha visto quello che cercava da tempo e il suo sorriso è amaro come il culo di un cetriolo invecchiato.
Anna ride perché pensa di aver spento l’incendio in tempo, salvandosi la pelle, e il suo è un sorriso di quelli che ti si stampano in faccia dopo uno scampatopericolo.
Possono fare ancora finta di niente e lo fanno.
Lorena si gode questi momenti di consapevolezza solitaria.
Mangiano una pizza e dei supplì e devono una birra peroni da 66.
Lorena la guarda con dolcezza adesso, sa che sarà una delle ultime volte.
Anna le dice “ quando pensi di tornare?”
Lorena pensa di risponderle “quando avrò incendiato la mia vita” .
Le risponde invece “Fra meno di un mese, voglio venire a trovare Leo”.
Un’ altra persona a 500 km a nord da li adesso con un sorriso soddisfatto e orgoglioso mette in forno le lasagne che mangerà insieme a Lorena.
Prende il giubbotto Prada e scappa all’aeroporto, sperando che le lasgne in forno non si secchino.
Non so che insieme a lei arriverà una tempesta non annunciata.
Buon compleanno Lorena