martedì 13 maggio 2008

Hic Sunt Leones

Ragazzi miei, ma da quanto tempo non vi scrivo?
Volevo scrivere un post sul catastrofico esito elettorale, ma ancora devo maturare le parole più adatte; nel frattempo vi posto una cosa che avevo scritto per un particolare evento e che per caso mi sono ritrovata fra gli occhi in questa tarda serata di martedì sera, e mi ha fatto sorridere.

ecco a voi.

Ok, ci siamo. Ore 8 e 10. Faccia pulita, ascelle deodorate, gessato grigio su sfondo nero, scarpa più alta del solito e intestino chiacchierone. Il giro milano dell’atm mi ha consigliato di salire su uno sconosciuto 16, scendere a Piazza Missori , infilarmi sottoterra per comprimermi dentro un treno della metropolitana e scendere a Maciachini, o meglio “Macicchini”come mia cugina, partenopea, mi ha insegnato a pronunciare.. In tutto 5 km e 800 metri, tempo previsto 20 minuti, sarà….
Una vetrina alla fermata del tram mi restituisce un’immagine sconosciuta a me stessa, insolita, “curiosa”. Mi fermo a guardare quello sguardo riflesso, oddio, è paura quella che riconosco? Colleghi, pausa pranzo, pausa sigaretta, pausa caffè….Ho paura, si è vero, tremo all’idea di affrontare questo rito di passaggio, dalla pausa -vita durata 28 anni alla pausa giustificata da qualcos’altro da fare, di cinque, 10 o mezz’ora di tempo, al massimo
La gente disturba i mei timori spostandosi con foga verso il ciglio del marciapiede, quasi ad aspettare i soccorsi dell’Unicef in un paese defraudato da guerra e carestie. Ok, d’accordo, è arrivato il tram…mettiamoci in fila, con calma però…
Una vecchietta con la collana di perle al collo e carrellino della spesa annesso si lamenta della staticità della gente che non accenna spostamenti al suo passaggio. Arriva il mio turno e incespicando sui miei timori mi avvio verso quell’ originale, inedito, agognato, “primo giorno” di lavoro. Il tram è pieno di occhi bassi che guardano o leggono fogli di ogni genere, i miei si perdono nell’assenza di reciprocità.
Arriviamo in fretta a Piazza Missori, scendo educata dietro una delle tante cravatte vaganti e precipito con il cuore in gola sotto terra.
Tra scale mobili, giornali gratuiti che vengono afferrati al volo, controllori svogliati e gambe svelte, mi ritrovo sotto l’ascella, dai validi argomenti, di un ragazzo con gli occhi ancora appiccicati di sonno. Devo dire che la situazione non è proprio delle migliori, il braccio del ragazzo non perde la presa . Io vivo quei minuti nell’attesa che il formicolio, naturale conseguenza del perdurare di una tale posizione degna di abu graib, abbia il sopravvento, ma invece no. Lui orgogliosamente, con aria di sfida, sceglie di soffrire fino alla fine. Ma ecco che, come un’emigrante dal ponte della nave scorge l’america, io dalla mia zattera metropolitana scorgo la scritta nera su cartello giallo“maciachini”….Saluto l’ascella e corro via. Via verso la mia terra promessa, verso quei mille euri da trasformare in potere di mercato, in compro ergo esito, in “voglio quel tramezzino e anche una spremuta d’arancia fresca e anche….quel ferrero rochè laggiù”, si eccomi.


Continua domani, l altro pezzo ce l ho in ufficio.
Buona notte

5 commenti:

Anonimo ha detto...

(i) Bentornata! (ii) A Machiachini scendono tutti eh! ;)

Anonimo ha detto...

Grazie!!!

Anonimo ha detto...

Your blog keeps getting better and better! Your older articles are not as good as newer ones you have a lot more creativity and originality now keep it up!

Unknown ha detto...

ciao amico anglofono...
ma chi sei???
hai commentato altri post?
che emozione, un lettore straniero...

Anonimo ha detto...

ma chi è angelo